Portofranco Italia: l’assemblea

Anche quest’anno, l’anno secondo della pandemia, si è tenuta nella sede di Milano l’assemblea nazionale di Portofranco. Non pochi in presenza, nel novero concesso dalle attuali restrizioni, tantissimi in collegamento dall’Italia. Ad aiutare la riflessione comune Davide Prosperi, presidente ad interim della Fraternità di Comunione e Liberazione, amico di sempre, e Albertino Bonfanti, presidente di Portofranco.

Ecco lo spunto iniziale: “quando uno comincia a dire io, si sorprende nel vedere fiorire altri io”. Gli interventi hanno documentato questa fioritura, la sorpresa di rendersi conto sempre più, stupiti e grati, che l’esperienza in cui ci siamo messi riguarda anzitutto noi e che, se non fosse così, non fiorirebbe, a maggior ragione in queste circostanze storiche così probanti.

Paola di Monza si è stupita nel vedere i ragazzi di Portofranco liberi di esprimere il proprio bisogno, normalmente taciuto a scuola, e chi scrive pensava a quanto sia bello il nostro nome, che proprio dei ragazzi hanno coniato, vent’anni fa: un “porto libero”. Guardando i ragazzi, anche noi impariamo ad essere leali verso il nostro, di bisogno.

Docendo discitur. Insegnando si impara. Non si insegna davvero se non è così. Ce l’ha detto Davide Prosperi che, se non continuiamo ad imparare, ci spegniamo.

Ma come facciamo a mantenere nel tempo l’apertura del nostro cuore? E come si fa a rinascere a 66 anni, che è l’età di chi scrive?

La fortuna nostra è che non siamo soli in questa umana avventura, che possiamo guardare altri vivere così. E imparare. Grazie a un carisma che non è parziale, che ci insegna a non avere l’insegnamento della materia come esaustivo orizzonte, bensì tutta la persona. Possiamo sperare di educare perché siamo educati noi.

Un’amica di Desio ha raccontato di Portofranco come di uno spazio in cui si può scoprire il valore di sé come dei ragazzi che lo frequentano: “a Portofranco riscopro le ragioni per cui vado a scuola”. Come Albertino, che guarda “con struggimento” i propri studenti, senza limitarsi alla materia che insegna, dunque.

Le circostanze, le maledette circostanze, tanto spesso vissute come nemiche, si rivelano invece alleate del nostro cuore, dunque benedette. L’esperienza di Portofranco è infatti spesso spiazzante, sorprendente. Così osservava Gianni di Abbiategrasso: “il bisogno che sta emergendo sfonda le nostre risposte”. E raccontava di una ragazza con cui, lui filosofo, si è messo a studiare … i detergenti chimici, o dei tanti ragazzi che, pur non avendo niente da studiare, a Portofranco vengono lo stesso e … perché mai vengono? O come le circostanze dolorose che raccontano i genitori nei colloqui di iscrizione, dei loro ragazzi persi, che non studiano più, non frequentano più. Pozzi di dolore che, raccontava Giovanni, a Milano si incontrano spesso e “ci obbligano a non sprecare l’aiuto che ci viene dal Cielo”.

Un editorialista del Corriere ha scritto recentemente delle violenze di Capodanno, a Milano, del rischio che anche in Italia si verifichi quanto è accaduto in Francia coi giovani immigrati delle banlieues parigine. I presupposti ci sono tutti, in effetti. Avvertiva inoltre che la repressione non è una risposta sufficiente. Ci vuole una riscossa educativa, soprattutto delle realtà solidali di cui il nostro Paese grazie a Dio è ricco.

Il valore sociale dell’opera di Portofranco comincia dalle persone che la fanno, dai volontari che frequentano le nostre sedi con una fedeltà spesso commovente, ma che non reggerebbe nel tempo, se fosse motivata da uno sforzo etico soltanto e non invece da una convenienza sperimentata anzitutto per sé.  Come osservava Davide Prosperi: “come è vero per noi, è vero per tutti”.

Dell’assemblea di Portofranco Italia diffonderemo la registrazione, così da averne una restituzione più veritiera e intera, ma soprattutto per approfondire e riprendere insieme, perché non possiamo permetterci di smettere di imparare.

Share this page