Invito all’ascolto #1

Primo incontro lunedì 25 gennaio, Prof. Davide Prosperi


Perché intitolare così la recensione di una lezione ai maturandi indirizzata e per i maturandi pensata?
Chi scrive ritiene che la prima lezione del corso maturandi di quest’anno, che ha visto più di ottocento collegamenti, meriterebbe di essere seguita da tanti ancora, indipendentemente dall’età e dalla scuola frequentata (la registrazione, rintracciabile sul canale YouTube di Portofrancoe e cliccando qui, lo consente). Ma perché la lezione merita e, aggiungiamo noi,  merita davvero?


La prolusione è partita dalle seguenti domande: qual è l’interazione tra la ricerca scientifica e la crisi che stiamo vivendo? Cosa ci possiamo attendere dalla scienza oggi? E la scienza cos’è?


Seguire la lezione del prof. Prosperi può aiutare a sgombrare la mente dalle tante volgarizzazioni e/o riduzioni operate dai media e alle quali tanti, tantissimi ahimè, sono debitori delle conoscenze e dei giudizi che ogni giorno recepiamo e diamo sul virus, sui vaccini, sulla ricerca, sull’intelligenza artificiale, sulla tecnologia e via dicendo.


Iniziamo dallo “stato dell’arte” della ricerca scientifica, come l’ha tratteggiato il relatore. Va registrato un paradosso: non è mai accaduto che interi governi si affidino agli scienziati per legiferare, di fatto fermando il mondo, né mai si è verificato nella storia un movimento di ricerca tanto imponente e così globale come quello che tenta di trovare soluzioni al contagio; nello stesso tempo è a tutti evidente che la scienza ha dei limiti e che, nonostante gli sforzi immani, tantissimo sfugge alla nostra conoscenza. Non conosciamo la durata dei vaccini né i loro effetti a lungo termine. Siamo lontani da una terapia, che, qualora vi fosse, ridurrebbe il Covid ad una qualsiasi influenza. Analogamente, oltre al Covid, sappiamo ancora poco del diabete, delle malattie degenerative, di tutte le malattie multifattoriali. C’è un limite da riconoscere, ma che non ci mortifica, da vivere piuttosto come uno sprone.


Ma quale direzione sta seguendo oggi la ricerca? Quali le prospettive? Quali i rischi? Oggi coesistono due metodi: quello più tradizionale basato sull’osservazione del fenomeno, un altro più recente, che si disinteressa del fenomeno in sé, per elaborare modelli matematici in grado di riprodurre i caratteri dei fenomeni stessi.


Non è un’alternativa di poco conto quella tra l’osservazione del dato reale e lo studio del duplicato virtuale. Dal secondo metodo derivano i principi su cui si basa l’Intelligenza Artificiale che offre strumenti  di indagine di una potenza senza paragone. Che cos’è l’I.A.? Una tecnologia informatica che rivoluziona il modo con cui l’uomo interagisce con le macchine e le macchine tra di loro; grazie ad essa le macchine possono imparare da errori e svolgere funzioni finora prerogativa dell’intelligenza umana.


Ci troviamo nell’era di una tecnologia che si sta sempre più identificando con la scienza stessa. In molti casi è diventato il fine ultimo di una scienza sempre più disinteressata della teoria a vantaggio della ricaduta pratica. Ma la tecnologia sarà un mezzo o un fine? Rispondere alla domanda sarà una grande partita da giocare, dato che per alcuni un fine lo è già, secondo l’assioma che la conoscenze non devono sopportare limiti.


A questo proposito c’è da registrare un altro paradosso: l’ottimismo positivista dell’immancabile progresso e delle certezze definitive ha storicamente perso, ma nel contempo si corre il rischio di una scienza che accetti una riduzione di sé, votata soltanto agli effetti, rinunciando alla tensione verso la verità. Le macchine possono superarci nella facoltà del ragionamento, sulla capacità di calcolo non c’è partita per noi. Ma le macchine non potranno mai riprodurre la conoscenza affettiva che è solo dell’uomo; lo stupore, la curiosità hanno ancora spazio.


Così come ha ancora spazio il nostro passato, il grande patrimonio che ci precede, a cui attingere oggi, perché, osservava il prof. Prosperi, nessun vero progresso può prescindere dal dato della tradizione, compreso quella cosiddetta prescientifica: i greci, gli arabi, il Medioevo.


E’ perché si ignora il passato, anche recente, che tanti, ancora oggi, pensano come i deterministi del tutto superati dalla rivoluzione scientifica del primo Novecento e dalla lezione di Einstein:

La preoccupazione per l’uomo e per il suo destino devono sempre costituire l’interesse principale di tutti gli sforzi tecnici. Non dimenticatelo mai in mezzo a tutti i vostri diagrammi ed alle vostre equazioni.

(Mario Triberti)

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